Il mercato in generale è sotto un periodo di ampia fragilità. Debito pubblico in aumento in quasi tutto il mondo, USA in primis. Con l’apertura del conflitto Russo-Ucraino si sono accentuate anche le difficoltà nell’ambito commodities. Con un mercato così fragile e ancora in via di riassestamento, con il cambio di equilibrio con il blocco delle forniture russe a parte dei mercati occidentali, l’apertura del conflitto tra Iran e Israele ha estremizzato tutte le difficoltà. Oro, gas naturale e petrolio hanno registrato impennate significative. In questo articolo ci soffermeremo sul petrolio, vediamo i risultati nel breve termine e proviamo a fare delle previsioni sul prezzo del petrolio nel medio termine.
Come hanno reagito le principali commodities?
I mercati reagiscono sempre con grande volatilità ai conflitti geopolitici, soprattutto quando coinvolgono Paesi chiave per le risorse energetiche. Stiamo parlando di realtà industriali forti e con un posizionamento strategico a livello geopolitico. Da una parte il coinvolgimento di grandi economie in un conflitto porta un forte riavvicinamento ad una valuta sicura (l’oro). In seconda battuta, il coinvolgimento di forti produttori e il loro posizionamento sulle vie di interscambio delle stesse comporta un incremento delle tensioni.

Dal grafico si può notare l’impennata, dove si trova il cursore, con l’esplosione del conflitto nella notte tra giovedì 12 e venerdì 13 giugno.
- Gas naturale: I timori di interruzioni nelle forniture hanno spinto i prezzi al rialzo. Soprattutto nel mercato europeo, all’hub TTF dei paesi bassi che rappresenta il prezzo del vecchio continente:

Nel grafico precedente è possibile notare l’incremento dalla chiusura dei mercati di giovedì 12, alla riapertura del venerdì 13 mattina e fino alla chiusura di venerdì sera con la risposta iraniana. Una crescita del 4,1% nel giro di una giornata!
- Petrolio: Il Brent ha superato gli 85$/barile, nel grafico seguente si parla di €/barile, al momento il cambio è 1,16 $/€:

Come negli altri grafici l’impennata non è stata indifferente, quasi un 5% nel giro di una notte. Tieni d’occhio il prezzo quì.
Perché il petrolio sta salendo?
Abbiamo già parlato in un video (WTI, sotto i 60$) che trovate sui social e nell’articolo di riferimento degli equilibri che possono influenzare il prezzo del petrolio. In maniera profetica abbiamo sottolineato l’importanza geografica dello stretto di Hormuz. Con l’esplosione del conflitto tale stretto sta assumendo sempre maggior peso. Se poi, tra gli attacchi, dovessero esserci anche attacchi all’industria petrolifera iraniana la situazione potrebbe solo peggiorare.
L’Iran è un grande produttore di petrolio, e qualsiasi minaccia alle sue esportazioni, o alla sua zona di influenza, potrebbe incrementare rischi sul mercato globale. Ecco i fattori principali:
- Rischio di interruzioni di passaggio geografico:
Se le tensioni bloccheranno lo Stretto di Hormuz (da cui passa il 20% del petrolio mondiale), i prezzi potrebbero esplodere. Senza dimenticare quanto un conflitto militare fa crescere la domanda nel breve termine (paura di escalation in altri stati) e limita passaggi nelle aree interessate dal conflitto. Ad esempio, il canale di Suez, potrebbe diventare rischioso per il passaggio delle merci? - Sanzioni e riduzione delle esportazioni
Un incremento della pressione mondiale sulle esportazioni all’Iran potrebbe limitare ulteriormente l’offerta di greggio. E se l’Iran dovesse andare a chiudere lo stretto del punto precedente come rappresaglia? - Speculazione finanziaria
Come spesso accade, i traders vanno ad estremizzare situazioni di conflitto più del reale rischio. L’incremento dei prezzi è anche legato all’anticipazione del rischio di un possibile peggioramento del conflitto.
Cosa possiamo aspettarci?
Come potrà essere l’andamento a seconda dello sviluppo della situazione?
- De-escalation: un’attenuazione del conflitto potrebbe calmare i mercati, ma le conseguenze per lo stretto di Hormuz e la produzione iraniana non si farebbero attendere. L’intervento americano potrebbe favorire l’apertura dello stretto di Hormuz ma la produzione persiana potrebbe essere limitata/interrotta. Quindi il prezzo potrebbe almeno stabilizzarsi sui valori attuali sul medio termine: 85 $/barile.
- Escalation limitata: se gli attacchi non dovessero allargare il conflitto ad altre nazioni e fossero limitati all’area nucleare/militare, forse la crescita sarebbe forte ma non estrema. Diversi siti parlano di valori intorno ai 100 $/barile. Ma, a mio parere, stiamo fantasticando perchè la situazione sembra veramente difficile da prevedere. Senza considerare che gli attacchi su impianti nucleari potrebbe creare problemi enormi anche a livello di radiazioni;
- Escalation regionale: abbiamo visto quanto successo con il conflitto russo-ucraino, la situazione sarebbe decisamente fuori controllo e la crescita potrebbe essere davvero elevata.
Quindi investiamo?
Ovviamente domanda a cui sarebbe bello avere una risposta. Come prima cosa bisognerà vedere cosa succederà questo week-end. Sto scrivendo nel primo pomeriggio di sabato ora italiana e la situazione pare, al momento, stabile.
Comunque, l’ideale sarà compendere come apriranno le borse lunedì mattina e che sviluppi avrà questo conflitto sul palcoscenico internazionale.
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Questo articolo è fornito esclusivamente a scopo informativo e non costituisce consulenza finanziaria. Si consiglia di consultare un professionista qualificato prima di prendere decisioni di investimento.