Introduzione
Qualche mese fa parlavamo del rischio che avrebbe avuto la crescita di tensioni nell’area mediorientale. Nell’articolo avevamo introdotto il ruolo fondamentale dello Stretto di Hormuz, uno dei passaggi marittimi più critici al mondo per il trasporto di petrolio e gas naturale. Stamattina, in conseguenza agli attacchi reciproci tra Israele e Iran siamo ritornati sulle difficoltà che il mercato delle commodities energetiche avrebbe in tal senso. Poco fa, l’Iran ha proprio espresso che è in fase di valutazione l’effettivo blocco di tale stretto. Sicuramente si tratta di una minaccia per andare a pesare sul peso internazionale di grandi compratori (Cina, Europa, India…) che soffrirebbero di tale crescita di costo. Secondariamente, potrebbe portare a spingere un intervento americano per riaprire il passaggio nell’area. Anche se, sembra che l’intervento USA non si farà molto attendere dopo la richiesta di aiuto da parte di Israele.
Tornando a noi, una mossa del genere avrebbe ripercussioni globali sui mercati energetici, con effetti immediati sui prezzi e sulle economie dei maggiori importatori.
Perché lo Stretto di Hormuz è Così Importante?
Lo Stretto di Hormuz è un collo di bottiglia strategico tra Oman e Iran. Attraverso questo passaggio passa il 20% del petrolio mondiale. Considerando le dimensioni e il posizionamento è una cifra astronomica! Anche l‘80% del GNL prodotto dal Qatar passa per questo punto.
Se l’Iran decidesse di bloccare il passaggio, anche temporaneamente, le conseguenze sarebbero immediate.
Impatto sui Prezzi di Petrolio e Gas Naturale
Una chiusura prolungata potrebbe far salire il prezzo del Brent (benchmark del petrolio) a cifre molto elevate. Nell’articolo di stamane abbiamo parlato di importi difficili da prevedere. Alcune stime di Goldman Sachs parlano di oltre i $150 al barile. Ma tali stime potrebbero essere fin troppo o fin troppo poco. Davanti a conflitti di questa scala è difficile avere esempi in passato da cui trarre spunto per delle previsioni.
Anche il gas naturale subirebbe un’impennata, colpendo soprattutto l’Europa, fortemente dipendente dalle importazioni e soprattutto da quelle di GNL. I prezzi durante la crisi russo-ucraina sono arrivati, per brevi tratti, intorno ai 200 €/MWh. Considerate che in questo momento siamo tra i 35 e i 40 €/MWh.

L’impennata del prezzo di ieri mattina dopo l’inizio degli attacchi israeliani sul suolo iraniano. Segui l’andamento del prezzo quì.
Chi verrebbe danneggiato? (Maggiori Importatori)
I Paesi più esposti a un blocco di Hormuz sono quelli che dipendono maggiormente dalle importazioni via mare:
- Cina – Il più grande importatore mondiale, in quanto enorme economia.
- India – Dipendente per oltre l’80% del petrolio importato dal Golfo.
- Giappone e Corea del Sud – Quasi tutto il loro petrolio passa da Hormuz.
- Europa – Soprattutto Italia, Spagna e Grecia, che importano grandi quantità di gas e petrolio da rotte marittime.
Verrebbe da sottolineare nuovamente l’incapacità del mondo europeo di non essere in grado di crearsi delle alternative di fornitura per ovviare tali rischi. Ma non è questo l’articolo per approfondire questo argomento e alterare l’umore dell’autore.
Chi Avrebbe Vantaggi? (Esportatori Alternativi)
Alcuni Paesi potrebbero beneficiare di prezzi più alti e maggiore domanda:
- Stati Uniti – Esportatori di shale oil e GNL potrebbero sostituire parzialmente il mercato;
- Russia – Gasdotto Nord Stream e vendite di petrolio a prezzi elevati. Avete presente il tetto al prezzo di acquisto del petrolio proposto dall’Europa? Ciaone!
- Arabia Saudita ed Emirati Arabi – Potrebbero aumentare le esportazioni e diventare mercati sostitutivi.
Nonostante quanto detto in precedenza, molti attori potrebbero subentrare in “aiuto” per le forniture. Ma la capacità produttiva è la stessa, per andare ad aumentare capacità e tratte ci vogliono degli anni non pochi giorni. Quindi sì, si potrebbe acquistare da qualcun altro ma la concorrenza sarebbe molto alta!
Conclusioni: Cosa Aspettarsi?
Una chiusura totale di Hormuz per il momento pare essere solo una minaccia, ma il livello di escalation sembra aumentare di ora in ora. Anche solo una minaccia locale comporterebbe una riduzione del passaggio e dei flussi. Se dovesse accadere quella totale, i mercati energetici subirebbero uno shock senza precedenti, con effetti a catena sull’inflazione globale.
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