Le nazioni europee, seguendo l’ideologia ecologica, hanno deciso di andare a rimuovere la produzione elettrica tramite carbone. Come sempre gli slogan, se non pensati a lungo termine, si scontrano con la realtà dei fatti. Infatti ora, il vecchio continente, sta correndo ai ripari per cercare di darsi una propria autonomia energetica. Autonomia energetica non costruibile in pochi anni di investimenti.
Con l’incremento delle tensioni geopolitiche, in seguito allo scoppio del conflitto russo-ucraino, le forniture di gas hanno cominciato a diventare costose e meno affidabili. Di conseguenza, con le strategie degli ultimi anni, l’Europa si è inserita in una condizione di dipendenza dall’estero. In Italia, per esempio, circa il 45% dell’energia elettrica è prodotta tramite gas naturale (quì da dove arriva il gas in Italia).
Ma, tralasciando per un momento le motivazioni che hanno portato l’Europa lontano da carbone, potrebbe essere riconsiderata come tecnologia per produzione di energia elettrica nel nostro paese?
Quante centrali al carbone ci sono ancora? Sono attive?
Di seguito la lista delle centrale ancora presenti sul nostro suolo nazionale:
- Centrale “Andrea Palladio” a Fusina (VE) – in fase di riconversione a gas naturale (circa 0,976 GW);
- Centrale “Federico II” di Brindisi – spenta e, difficilmente, potrebbe iniziare la conversione a gas (2,640 GW);
- Centrale di Torrevaldaliga Nord, Civitavecchia (Roma) – rimandato spegnimento (1,980 GW);
- Centrale Grazie Deledda a Portoscuso (CA) – in fase di chiusura (0,480 GW);
- Centrale a Monfalcone (GO) – in riconversione a centrale a gas (0,336 GW);
- Centrale a Fiume Santo (SS) – in fase di chiusura e forse riconversione in centrale a gas (0,599 GW);
- Centrale “Eugenio Montale” di La Spezia – non funzionante (0,682 GW).
Quando parliamo di investimenti sul nostro sito diciamo sempre che è fondamentale la diversificazione. Per l’energia, nel caso dell’Italia, sarebbe fondamentale. Facendo un po’ di fantacalcoli: la potenza di picco richiesta dall’Italia è di circa 60 GW (riscontrata in estate durante i picchi di temperatura), mentre quella media è intorno ai 35 GW. Nel caso, per assurdo, tutte le centrali precedenti fossero funzionanti e attive tramite carbone, avremmo una disponibilità pari a circa 7,7 GW, 22% sull’assorbimento medio e 12,8% su quello di picco.
A livello di costi conviene?
Prendendo come riferimento gli indicatori di prezzo:
- API 2 (Amsterdam-Rotterdam-Antwerp Index) – Riferimento per il carbone termico in Europa;
- API 4 (Richards Bay – South Africa Export Price) – Riferimento per carbone proveniente dal Sud Africa ed esportato in Europa.
Avendo un comportamento abbastanza allineato, riportiamo l’andamento del prezzo degli ultimi 15 anni dell’API 2:

Dopo il picco dovuto all’inizio delle tensioni in Ucraina il prezzo è tornato a livelli più bassi. Livelli, comunque, più alti rispetto ai costi pre-crisi.
Precedentemente abbiamo osservato che tante centrali a carbone sono in fase di riconversione a favore del gas naturale. Lasciando per un attimo da parte diverse considerazioni (ambientali, manutenzioni, competenze e approvvigionamenti). Se andassimo, quindi, a rapportare il costo energetico (€/kWh) di carbone e gas naturale, la risposta al titolo del paragrafo è abbastanza eloquente:
- Prezzo del gas naturale: 0,03 €/kWh (considerando un PCI di 10 kWh/Smc e un costo di 0,30 €/Smc);
- Prezzo del carbone: 0,018 €/kWh (considerando un PCI di 7,5 kWh/kg e un costo di 0,135 €/kg).
Considerazioni sull’utilizzo di centrali a carbone
Nel paragrafo precedente abbiamo by-passato degli elementi per poter trarre conclusioni sul prezzo. Ma questi elementi sono fondamentali per capire se l’idea di usare il carbone è tanto campata per aria o meno:
- Ambientali: le prime centrali a carbone avevano delle tecnologie legate all’ambiente molto limitate. Con l’incremento della sensibilità sull’ambiente e la salute pubblica, queste tecnologie sono cresciute. Non è azzardato dire che, con anche l’inserimento della cattura di CO2, la tecnologia raggiunta riduce drasticamente l’impatto di queste centrali. Nonostante quanto precedente, l’opinione pubblica nutre grande diffidenza verso questa tecnologia. Quindi, una scelta in quella direzione troverebbe molti ostacoli;
- Manutenzioni: gli impianti a carbone hanno dei livelli di sporcamento e necessitano di manutenzioni molto più forti rispetto ad un impianto a gas. Anche le parti di smaltimento dei residui di combustione non sono indifferenti;
- Competenze: nel caso si volesse far ripartire una centrale a carbone, con la dismissione delle esistenti, le persone in grado di mettere le mani su impianti come quelli sarebbero da riformare. In quanto, con la dismissione degli impianti, si sono anche accompagnati i tecnici più esperti alla pensione;
- Approvvigionamenti: ultimo elemento, ma fondamentale. La capacità di farsi portare il carbone. L’Italia, come noto, non ha propri giacimenti e quindi dovrebbe affidarsi all’estero. Ma la filiera produttiva sarebbe pronta a soddisfare le nostre richieste? La rinascita della domanda potrebbe andare a far salire dei prezzi in questo momento convenienti rispetto al gas? L’UE dal 2022 ha bloccato gran parte delle importazioni di carbone, come si potrebbe eludere tale strada?
Conclusioni
L’andamento dei prezzi e dei calcoli riportati precedentemente potrebbero far apparire il carbone come una buona soluzione. Ma, parlando dell’Italia, la strada scelta pare abbastanza definitiva e di difficile inversione. Quasi tutte le centrali sono in fase di riconversione a gas naturale. Il Governo Meloni pare voler rimandare la chiusura definitiva, di quelle ancora potenzialmente produttive, entro il 2025 fino al 2028. Potrebbe essere una pezza ad una situazione di approvvigionamenti del gas naturale abbastanza vacillante, difficile vederla come una scelta che possa avere altre posticipazioni.
Ricordiamoci, però, che elementi di forza maggiore possono indurre a scelte che si consideravano impensabili. E, diciamolo con obiettività, i grandi proclami del 2022 stanno trovando tante porte chiuse e la ritracciatura delle posizioni è in corso.
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Questo articolo è fornito esclusivamente a scopo informativo e non costituisce consulenza finanziaria. Si consiglia di consultare un professionista qualificato prima di prendere decisioni di investimento.