Aumentano le pressioni in Europa per importare più gas dalla Russia: quali rischi e opportunità?
Nonostante forti tensioni geopolitiche che caratterizzano il vecchio continente, aumenta un’idea impensabile fino a poco tempo fa. Diverse nazioni sono alle prese con prezzi energetici volatili e a prezzi più alti rispetto alle medie del decennio passato. Stanno valutando un ritorno a contratti a lungo termine con Mosca per la fornitura di gas. Senza considerare quanto la volatilità sia legata all’intermittenza di approvvigionamenti. Un mercato basato sullo scambio tramite tecnologia GNL è molto esposto a rischi di questo tipo. Ma quali sarebbero quindi le infrastrutture ancora disponibili? Sarebbe ancora conveniente acquistare il gas russo?
I metanodotti ancora operativi tra Russia ed Europa
Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, molti gasdotti hanno ridotto o interrotto i flussi. Tuttavia, alcune rotte rimangono parzialmente attive:
- TurkStream: capacità di 32mld di mc l’anno. Attraverso Turchia e Balcani, rifornisce Serbia, Ungheria e altri Paesi;
- Gasdotto Brotherhood: capacità di 32mld di mc l’anno. Passa dall’Ucraina, ma i volumi sono ridotti al minimo;
- Gasdotto Yamal-Europa: capacità di 33mld di mc l’anno. Passa attraverso la Polonia.
- Nord Stream 1 e 2: Il primo aveva una capacità di 55mld di mc l’anno ed è stato sabotato nel settembre 2022. Il secondo, invece, completato ma non ancora attivo è stato fermato per volontà politica.
Seguendo di dati dell’IEA, nel 2023 la Russia ha fornito all’UE circa 12,8 miliardi di metri cubi di gas tramite gasdotto, mentre prima del conflitto si parlava di cifre intorno ai 150 mld di mc. Si consideri che l’Europa ha un consumo annuo intorno ai 400mld di mc. Con l’apertura del secondo Nord Stream si sarebbe andati ad un’importazione di gas russo fino al 50% del fabbisogno.
Se volete farvi un’idea dei maggiori attori mondiali di gas tra import ed export: ecco l’articolo di riferimento.
Quanto costerebbe il gas russo con contratti a lungo termine?
I contratti a lungo termine pre-conflitto toccavano prezzi intorno ai 20 €/MWh, poco volatili e a fornitura stabile. In questo momento, nel caso in cui si riuscisse a sedersi ad un tavolo per parlarne, si parla di importi tra i 25€ – 35€/MWh. Più alto del livello pre-crisi ma lontano dai costi del GNL via nave che si sta attestando su valori tra i 35 e i 50 €/MWh. Nonostante il pessimismo nelle righe precedenti, quando parla il denaro sembra che tutto possa accadere.

Esempio della CAL26 (prezzo sul blocco di un MWh di Metano) per l’annualità del 2026 al TTF (mercato paesi bassi, punto di riferimento del prezzo europeo). Sulle ordinate il prezzo in €/MWh, sulle ascisse l’andamento del prezzo a seconda di quando lo si bloccava.Finestra temporale di 2 anni ad oggi (16/04/2025). Ultimo prezzo in data odierna pari a 33,1 €/MWh.
Pro e contro di questo sguardo verso oriente:
Alcuni Pro:
Come detto sopra, sembra che la difficoltà dell’industria europea nell’essere concorrenziale con costi energetici alti stia cominciando a smuovere anche i più rigidi. Gli elementi che pesano di più sono:
- Prezzi più bassi: rispetto al GNL come precedentemente descritto;
- Maggiore stabilità: forniture costanti, evitando fluttuazioni del mercato spot;
- Infrastrutture esistenti: riducono i costi logistici e le incognite legate ai viaggio via nave;
- Aspetto ambientale: per quanto si finga di non vederlo, l’uso di metanodotti ha un impatto ambientale ridotto rispetto alla tecnologia GNL e la sua logistica.
Parecchi contro:
Questo articolo sembra spingere nella direzione della riapertura. In realtà gli elementi, come sempre, sono molto più complicati e l’idea dell’autore è un po’ differente.
Primo fra tutti andare a vincolare gran parte della propria fornitura ad un singolo paese è un gran rischio. Soprattutto, perché lo scenario politico internazionale sta subendo enormi scossoni nel breve termine.
La Russia sarebbe ancora interessata a un riavvicinamento con l’Europa? Essa sembra spingere per un legame più forte con India e Cina (elemento che gli USA cercano di bloccare).
L’Europa sta incrementando gli sforzi per riportare il nucleare in forze e in parte le rinnovabili (anche se hanno e avranno un peso marginale). Da quì a 30 anni si potrebbe avere uno scenario di dipendenza energetica dal gas in riduzione. Con l’entrata in servizio di impianti nucleari, la componente termoelettrica per la generazione di corrente vedrebbe una forte riduzione. Magari l’importazione di gas limitata, ad esempio, dalla Norvegia e nord Africa potrebbe essere sufficiente ed esonererebbe il coinvolgimento russo in questo scenario.
L’idea politica europea non è compatta, quindi se ci fosse una riapertura verso l’importazione di alcuni paesi altri potrebbero essere in disaccordo. Primi fra tutti Paesi come la Polonia e gli Stati Baltici contrari a qualsiasi riavvicinamento. Tra l’altro Polonia, Ucraina e Paesi baltici (vicini al percorso Nord Stream) sono coloro i quali ospitano il transito dei gasdotti che si vuole sfruttare.
Conclusioni: rischi geopolitici vs. convenienza economica
Mentre alcuni governi europei cercano soluzioni per abbassare i costi energetici, la questione del gas russo resta divisiva. Se da un lato i contratti a lungo termine potrebbero garantire prezzi più stabili, dall’altro aumenterebbero la dipendenza da un Paese sotto sanzioni. Le incognite sono molte, per sganciarsi dalla dipendenzia russa si dovrebbe stringere i denti e pagare il gas di più e più a lungo. La classe politica europa è disposta a vedersi deindustrializzata e la popolazione più povera? Di fronte a un obiettivo più alto molte nazioni sono state disposte a farlo, l’Europa? L’autore ha i suoi dubbi.
La scelta finale dipenderà dall’equilibrio tra esigenze economiche e sicurezza energetica. Una cosa è certa: il dibattito è solo all’inizio.
Autore
Disclaimer
Questo articolo è fornito esclusivamente a scopo informativo e non costituisce consulenza finanziaria. Si consiglia di consultare un professionista qualificato prima di prendere decisioni di investimento.
Pingback: Gas e Petrolio: Perché i Prezzi Sono Più Bassi del Previsto?