Nell’articolo precedente abbiamo specificato i benefici della costruzione di una pensione integrativa complementare privata.
Ma aggiungiamo un altro tassello, soprattutto per completare l’articolo precedente. Il fondo di pensione complementare può essere di forma privata, vecchio articolo, o forma negoziale, in azienda. Svariati sono gli elementi affini di sovrapposizione che vado a riportare:
I benefici fiscali, parliamo di numeri!
Il primo aspetto, nonché quello di maggior valore sul breve termine, è la capacità di poter dedurre dal reddito complessivo annuo i contributi versati al fondo pensione.
L’entità dell’importo dipende, ovviamente trattandosi di un rimborso IRPEF, dal singolo reddito imponibile che va ad abbattere, quindi dipende dalla situazione della persona fisica che deduce tali depositi.
L’importo massimo da poter dedurre è sempre di 5.164,57 € annui, ho inserito volontariamente la parola sempre in quanto con la forte inflazione che il continente europeo ha subito negli ultimi anni sarebbe logico attendersi un incremento del tetto massimo deducibile, incremento che però non sembra esser messo in discussione.
Considerando gli scaglioni della legge di bilancio approvata il 28 Dicembre 2024 (vedi riferimento), il risparmio che si avrebbe, accantonando 5.164,57 € all’anno, è:
- 23% di aliquota – Per redditi fino a 28.000 € [math]\rightarrow[/math] Risparmio di 1.188 €;
- 35% di aliquota – Per redditi da 28.001 € a 50.000 € [math]\rightarrow[/math] Risparmio di 1.808 €;
- 43% di aliquota – Per redditi oltre i 50.000 € [math]\rightarrow[/math] Risparmio di 2.221 €.

Il fondo pensione complementare è soggetto a tassazione? Sì!
Sembra impossibile da leggere ma quanto scritto è proprio vero. Anche il fondo pensione integrativo è soggetto ad una tassazione che possiamo dividere in due parti:
- Tassazione al ritiro dell’importo versato: essa è pari al 15% del premio versato, ridotta del 0,3% per ogni anno di anzianità di partecipazione al sistema di previdenza complementare fino ad una minimo del 9%. Quindi se dopo 20 anni di versamenti andrò a voler usufruire del mio fondo pensione, tale importo sarà ridotto del 6%;
- Tassazione legata al rendimento del fondo stesso: al punto precedente va sottratta la quantità di importo a cui la tassazione è già stata applicata. In altre parole, se il fondo pensione ha dei rendimenti positivi, tali rendimenti verranno tassati per un importo pari al 20% e questi guadagni non saranno tassati una seconda volta al momento del ritiro del fondo complementare.
Il costo di gestione del fondo pensione
Il fondo pensione privato tocca dei costi di gestione (indicati con Total Expense Ratio – TER) che sono almeno 1%, ma si trova al 90% delle volte tra valori che sono tra il 1,5 e il 2,2%. Per quanto riguarda invece i fondi negoziali si aggirano intorno ad un valore dello 0,8%. Appare subito immediato che ogni anno almeno l’1% lo si lascia lì in commissioni.
Il contributo aziendale
Giustamente il servizio che un fondo pensionistico privato offre, rispetto ad uno negoziale, potrebbe essere portato a supporto di costi di gestione differenti.
Ma quello che vi andrò a dire in questo momento stravolge la questione nettamente a favore dei fondi negoziali.
Un fondo negoziale presuppone, con un minimo di versamento annuale da parte dell’intestatario (in funzione del CCNL di riferimento, solitamente 1%), un contributo aziendale pari fino al 1,55% della retribuzione imponibile.
Facciamo degli esempi pratici in funzione del proprio stipendio (1% dipendente e 1,55% azienda):
| RAL (€) | Retribuzione Imponibile (€) | Contributo Lavoratore (1,0%) | Contributo Aziendale OBBLIGATORIO (1,55%) | TOTALE versato al Fondo Pensione del Lavoratore |
|---|---|---|---|---|
| 25.000 | ~25.000 | 250 €/anno | 387,50 €/anno | 637,50 €/anno |
| 35.000 | ~35.000 | 350 €/anno | 542,50 €/anno | 892,50 €/anno |
| 50.000 | ~50.000 | 500 €/anno | 775,00 €/anno | 1.275,00 €/anno |
| 70.000 | ~70.000 | 700 €/anno | 1.085,00 €/anno | 1.785,00 €/anno |
Quindi un dipendente andrebbe a mettere meno di quanto potrebbe investire l’azienda. Normale che uno potrebbe dire, si ma io voglio guadagnare il massimo dalla detrazione fiscale. Certamente, però l’azienda oltre a quell’1,55% non va.
Facciamo i calcoli:
Parliamo in maniera pratica. Io voglio arrivare ai 5.164,57 € all’anno di versamento complementare tramite un fondo pensionistico. Per quello privato abbiamo già snocciolato la cosa nell’altro articolo (trovate il link all’inizio). Per quello negoziale come contributo, oltre al mio, c’è, appunto, quello aziendale.
Nel caso io avessi 35.000 € di RAL e volessi raggiungere il tetto dei 5.164,57 € l’azienda contribuirebbe con 542,50 € annui ed io metterei il resto: 4.622,07 €.
Tale importo sarebbe da suddividere sulle dodici mensilità (non sempre vengono tolti da 13esima o 14esima) e sarebbero, al mese, 385,17 € . Insomma, non noccioline.
Però, considerando il recupero fiscale subito sull’anno successivo, è come se fossero circa 250 €/mese (ho tolto il 35% che recupero per la mia fascia di reddito).
Quindi l’azienda mi “regalerebbe” il 10,5% del fondo che vado ad accumulare e, in più, la detrazione che quello comporterebbe sull’anno successivo.
Questo elemento spiazza completamente la questione a favore dei fondi pensione negoziali. Per quanto un fondo privato possa offrire tipi di investimenti più mirati o un’assistenza più precisa. Difficile che possa garantire un guadagno comparabile a quello che l’azienda ci regala.
Confronto rendimenti e costi fondo pensione privato e negoziale
Abbiamo prima parlato di valori per il TER, ma non abbiamo parlato di rendimenti.
Piuttosto che andare a farvi svariati esempi, vi riporto il sito della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione.
Su esso potete andare a vedere la pagina in cui c’è il Comparatore dei costi delle forme pensionistiche complementari. Esso mette a confronto i costi di tutti i fondi pensionistici registrati presso il COVIP.
Inoltre, c’è la parte, in fondo alla pagina, in cui vengono messi a confronto i rendimenti: Elenco dei rendimenti dei fondi pensione.
Se avete sbirciato potete notare di quanto i costi si aggirino sulle medie dette sopra (negoziali 0,8%, privati e PIP 1,5-2,2%) e che i rendimenti sono abbastanza allineati.
Quindi, se si ha la possibilità di poter partecipare a un fondo negoziale vale assolutamente la pena scegliere quello.
TFR in azienda o da depositare nel fondo pensionistico complementare?
Un altro elemento da andare a considerare è: dove vado a mettere il mio TFR?
La scelta dipende, a differenza da quanto sopra, da quanto tempo intendete rimanere in un’azienda e se volete avere accesso al TFR o meno quando interrompete il rapporto di lavoro.
Infatti, la tassazione che viene applicata sul ritiro del TFR, quando lasciato in azienda, è pari al 23%.
Nel caso in cui venisse accumulato nel fondo pensione complementare esso avrà una tassazione, quando verrà riscosso al raggiungimento dei termini pensionistici, pari agli anni in cui si è rimasti in quel fondo:
- 0 -> 7 anni : 23% (come se l’avessi lasciato in azienda);
- 8 -> 14 anni: 15%;
- >= 15 anni: 9%.
A questo punto la scelta rimane in mano al dipendente, che deve scegliere cosa fare con il fondo e con il suo TFR.
Autore
Disclaimer
Questo articolo è fornito esclusivamente a scopo informativo e non costituisce consulenza finanziaria. Si consiglia di consultare un professionista qualificato prima di prendere decisioni di investimento.




